PESANTREN DI GONTOR in INDONESIA : racconto di un’esperienza / Roberto Catalano
Agosto 8th, 2014 by Luigi De Salvia
Al Pesantren di Gontor – fra un mare di studenti musulmani Il Pesantren è un elemento fondamentale dell’Islam in Indonesia e, allo stesso tempo, affonda la sua radice in quello che è l’ambiente tradizionale di questo mondo musulmano, il più grande ed esteso del mondo, così poco conosciuto e che ha un suo prezioso contributo da dare.
Uno di questi elementi sono proprio i Pesantren, scuole (tipo collegio), che accolgono migliaia di studenti fra i 10 ed il 17-18 anni. Qualcuno mi ha detto che non è facile dare una cifra di questi istituti nell’arcipelago indonesiano. Ma molti sono convinti che il numero totale superi i cento mila. Ce ne sono dappertutto. Circa 25, per esempio, a Yogjakarta dove mi trovo in questi giorni, ma quando si esce dalle città e si viaggia all’interno, spesso, si incontrano indicazioni che si riferiscono a questi collegi.
Si tratta di punti di formazione (santri significa studente, anche se oggi qui in Indonesia è sinonimo di musulmano fedele e praticante, ed il presfisso pe ed il suffisso en, stanno a significare luogo), spesso o quasi sempre nelle zone rurali. Raccolgono queste migliaia di studenti, rigorosamente distinti: sono tutti solo per ragazzi o per ragazze. Un Pesantren nasce con un Kiai, ulama, studioso musulmano riconosciuto come tale dalla gente, che stabilisce rapporti personali con studenti ed offre loro di studiare con lui la religione musulmana. Agli studenti è offerta la permanenza con il cibo e la possibilità di studiare e di pregare. Oltre alla casa del kiai e al pondok, l’ostello, è sempre presente una masjid (la moschea). Ma il kiai non è solo un maestro di sapere: è anche un maestro di vita che deve essere capace di istruire i suoi allievi anche attraverso esempio e testimonianza di vita quotidiana. Il rapporto fra i kiai ed i santri, si avvicina molto a quello che nella tradizione indù è il rapporto fra guru e sisha (maestro e studente appunto).
Questi centri hanno marcato la vita dell’Islam indonesiano soprattutto nella sua evoluzione dell’ultimo secolo. In particolare, vari kiai nei primi decenni del XX secolo avevano intuito che non era più possibile garantire solo una formazione religiosa, tipi madrassa, ai giovani ed hanno via via orientato i pesantren ad una nuova formula flessibile ed attuale. In essi, la stragrande maggioranza, si insegnano, infatti, le materie scolastiche previste dai programmi del Ministero della Pubblica Istruzione e si approfondisce anche la religione dell’Islam. La prima parte avviene la mattina e la seconda dopo la preghiera pomeridiana. In questo modo l’Indonesia da decenni sta costruendo il suo futuro religioso, ma non solo, anche civile e politico e nazionale. Molti dei leaders attuali hanno, infatti, studiato in questi pesantren.
Sinceramente speravo di poterne visitare almeno uno. Ieri ho avuto un’occasione d’oro. Per mancanza di biglietti ferroviari e di autobus non ero potuto andare a Surabhaya a visitare un amico che aveva studiato negli anni scorsi a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana. Abbiamo allora fissato l’appuntamento a al Pondok Modern Darussalam Gontor, un pesantren, che si trova a circa centocinquanta chilometri da Yogjakarta, poco lontano da Ponorogo, una località che abbiamo raggiunto – mi accompagnava Paul Segarra, un giovane filippino che vive in Indonesia da 3 anni – dopo quasi sei ore di auto a causa del traffico e delle strade. Il viaggio ha offerto uno spaccato interessante di questa parte di Giava: cittadine, alternate a risaie a terrazze, traffico caotico, ma anche vita di campagna, pianura e colline con strade alquanto vertiginose.
L’arrivo a Ponorogo e la ricerca del posto, soprattutto, è stata facile. Tutti conoscono il Pesantren, che tutti chiamano Gontor. Jusef, questo il nome dell’amico, ci aspettava, all’interno di un grande campus, il pesantren appunto. Ci siamo trovati di fronte una folla di auto (che occupavano un grande campo di calcio) e di famiglie con i figli teen-agers. Era, infatti, il giorno in cui si rientra in collegio. Grandissima animazione, odori diversi di cibo cucinato all’aperto – noi stessi abbiamo pranzato con i famosi satè, spiedini locali di pollo fatti in un baracchino avvolto dal fumo, ma che attirava gente di tutti i tipi.
Jusuf ci ha accompagnati a incontrare uno dei dirigenti del complesso, uno stretto collaboratore dei tre kiai – questo pesantren è stato fondato da un trio ed è oggi guidato dai rispettivi figli – che animano questo centro di apprendimento e formazione. Dopo una lunga attesa – era l’ora della preghiera del mezzogiorno – abbiamo potuto parlare a lungo con Kortono Warigogung, che ci ha spiegato la storia di questo pesantren, da molti ritenuto il più famoso ed efficiente di quelli oggi in attività.
Pondok Modern Darussalam Gontor è, come dice la parola, una versione moderna di questa modalità educativa: alla formazione scolastica e a quella religiosa, unisce quella extra scolastica (sportiva, di hobbies, di informatica, di servizio sociale ecc) ed umana in generale.
Gli studenti sono divisi in camere con un responsabile, un altro studente più anziano di loro che si è distinto non solo nello studio, ma nella vita dei valori espressi dall’anima dell’islam: rapporto, disciplina, armonia ecc. Gli insegnanti delle lezioni mattutine sono anche dall’esterno, mentre quelli che si occupano della formazione religiosa ed umana sono tutti ex-studenti della pesantren. Ci sono 450 insegnati per 4.500 studenti: la possibilità concreta, quindi, di un rapporto personale con ciascuno.
Ma la cosa più interessante è la stata la chiacchierata fatta mangiando i satè (i famosi spiedini) fra la macchina della famiglia (erano al completo perché dopo aver accompagnato il figlio avrebbero portato anche la figlia in una scuola dello stesso tipo a circa due ore da Ponorogo). Il ragazzo ha raccontato, esattamente, quanto uno dei suoi formatori aveva detto in precedenza: nessuna discrepanza. La scelta che, pure era stata dei genitori, è assolutamente condivisa dal ragazzo, che anzi ha convinto la sorella, che da due tergiversava con la proposta dei genitori.
Colpisce la grande serenità dell’ambiente. Particolare davvero unico è l’uscita dal momento della preghiera verso le 13. un fiume di ragazzi, prima immobili per circa 40 minuti all’interno della moschea, si è riversato dalla scalinata verso uno dei cortili che si affacciano sulle case dei tre kiai. I genitori che li attendevano per l’ultimo pranzo insieme prima della partenza per casa scattavano foto con cellulari di tutti i tipi. Unico straniero mi sono mischiato nella folla: qualche sguardo interdetto, ma molti sorrisi, inviti a fotografare anche i figli, richiesta della mia provenienza, sorrisi.
Dal Blog di Roberto Catalano