Papa Francesco ai partecipanti dell’Assemblea Generale del Movimento dei Focolari: “Il dialogo è un’arte che non si impara a buon mercato”
Settembre 26th, 2014 by Luigi De Salvia
Il dialogo è una «`arte´ che non si impara a buon mercato. Non possiamo accontentarci di mezze misure», dobbiamo «guardare in alto e allargare lo sguardo». Il dialogo, rimarca il Papa, «ci aspetta nelle prove e nei gemiti dei nostri fratelli, nelle piaghe della società e negli interrogativi della cultura del nostro tempo». Papa Francesco lo ha detto nella udienza che ha concesso, nella Sala Clementina in Vaticano, a 500 partecipanti alla assemblea generale del movimento dei Focolari, ricevuti con la presidente Maria Voce, «riconfermata – ha ricordato il Papa nel salutarla – per un ulteriore sessennio». «Speriamo che ce la faccia», ha aggiunto, suscitando il riso dei presenti. Citando le «nuove opere e attività» del Movimento che si è «andato crescendo e si è arricchito di nuove attività», il Papa ha aggiunto «anche nella curia romana», anche qui suscitando il sorriso.
Al movimento dei Focolari papa Francesco ha chiesto un impegno nella evangelizzazione, valorizzando le caratteristiche specifiche collegate alla fondatrice Maria Lubich, al cui ricordo papa Bergoglio ha rivolto un pensiero di «affetto e riconoscenza», definendola «straordinaria testimone» del «dono» di portare «il profumo di Gesù in tante realtà umane e in tante parti del mondo».
La «nuova tappa della evangelizzazione» che la Chiesa è chiamata a percorrere «a cinquanta anni dal Concilio Vaticano II», per papa Francesco, gode di un nuovo «anelito di comunione e unità che lo Spirito Santo ha suscitato nel nostro tempo», e richiede la testimonianza dell’«amore di Dio a ogni persona umana, a cominciare dai più poveri e gli esclusi, e per far crescere con la speranza, la fraternità e la gioia il cammino dell’umanità verso l’unità».
E ha suggerito loro una riflessione in tre punti, «contemplare, uscire, fare scuola». Il Papa spiegando la necessità di “uscire” si è poi pronunciato – a braccio – con forza contro i «bizantinismi teologici, filosofici, spirituali», ribadendo che la «spiritualità deve uscire». Ha ricordato che se la Chiesa «è un ospedale da campo» «non abbiamo diritto alla riflessione bizantinista» «perché la prima cosa è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo».
«Fa dolore al cuore – ha detto dunque a braccio – quando davanti a una Chiesa, a una umanità ma anche a una Chiesa tanto ferita, ferita, con tante ferite, ferite morali, ferite esistenziali, di guerra pure, tutti i giorni, fa dolore – ha proseguito – vedere quando i cristiani cominciano a fare bizantinismi filosofici, teologici, spirituali», «la spiritualità dell’uscire» richiede di «uscire, non si esce con questa spiritualità di quattro chiavi chiuse dentro, quello è bizantinismo: oggi non abbiamo diritto alla riflessione bizantinista, perché, l’ho detto tante volte che la chiesa sembra un ospedale da campo e la prima cosa è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo».
Articolo da Vatican Insider (Redazione di Roma)